Due squadre prestigiosissime del calcio europeo che tornano ad affrontarsi in una gara ufficiale. Due squadre che in Europa ci hanno giocato spesso e volentieri, eppure tra Liverpool e Milan questo sarà solo il terzo precedente. Ma se sono solo due i precedenti ufficiali tra rossoneri e reds, questi due precedenti hanno un peso specifico davvero gigantesco visto che si tratta di due finali di Champions League.
Già, perché i due precedenti capitoli della sfida tra inglesi ed italiani è rappresentato da quelle due finali: quella di Istanbul e quella di Atene. Storia di un suicidio sportivo e di una vendetta, possiamo intitolare così
Difficile dimenticarsi della finale di Istanbul. Che gran squadra quella di Carlo Ancelotti; Paolo Maldini, Nesta, Pirlo, Kakà, Shevchenko, Crespo. Giocatori meravigliosi che facevano un calcio meraviglioso.
E quella finale, forse la più bella degli ultimi venti anni, fu un dominio rossonero, tranne per sei minuti; quei sei minuti. Sei minuti per gettare via una coppa già vinta
Eppure, c’era tutto per entrare nella storia. Basta pensare che, pronti-via, ed a segnare è Paolo Maldini, il capitano, la leggenda rossonera che gira al volo la punizione di Pirlo ed apre i giochi.
Il Milan è incontenibile, Shevchenko scappa sulla destra e serve a Crespo il pallone del due a zero, che l’argentino insacca nonostante una esitazione iniziale. Poi, Kakà fa filtrare un pallone da fantascienza e Crespo fa doppietta. Sembra un trionfo.
Ma poi, l’intervallo; si torna in campo ed arrivano quei sei minuti. Gerrard di testa accorcia; sembra solo un incidente di percorso ma Smicer sorprende dalla distanza un incerto Dida, due minuti dopo. E passano ancora altri due minuti ed è rigore Liverpool con Xabi Alonso che si fa parare la conclusione da Dida ma insacca la ribattuta.
E poi? E poi torna a dominare il Milan. Tant’è vero che Shevchenko ha il pallone del quattro a tre, tutti i tifosi rossoneri stanno già urlando “GOAL!”, ma Dudek para, non sa nemmeno lui come.
Si va ai rigori, come a Manchester qualche anno prima, ma questa volta Serginho sbaglia subito il primo, Pirlo il secondo, Dida prova a tenere a galla il Milan parando su Riise ma Shevchenko si fa respingere l’ultimo rigore dal tarantolato Dudek. Finisce come peggio non poteva.
Ma il destino, a volte ti da una seconda possibilità e così, ecco che a distanza di due anni in finale ci vanno ancora loro, Liverpool e Milan. Inizia l’operazione vendetta.
Atene è una città magica per i rossoneri, eppure questa squadra non è stellare come l’altra. In estate il Milan ha perso Shevchenko, così ad Atene gioca titolare Pippo Inzaghi, che ad Istanbul era finito in tribuna.
Non è una finale bella come quella di due anni prima, nonostante che Gerrard e Kakà si sfidino in roulete per tutto il primo tempo. Poi, proprio allo scadere della prima frazione di gioco, Pirlo ha una punizione dal limite.
La battuta batte addosso ad Inzaghi, come da “schema” già vincente in un derby di qualche anno prima. La palla cambia traiettoria e impallina quel Reina, che i rossoneri hanno impallinato due volte anche domenica scorsa.
Il Milan raddoppia poi nel finale del primo tempo: Kakà mette dentro, Inzaghi aggira Reina ed insacca con un pallone lento, lento, facendo esplodere la gioa rossonera.
Il Liverpool, però, non muore mai e Kuyt, al novantesimo, mette in rete la sponda di Agger. Per qualche istante torna qualche incubo, ma la storia non può ripetersi questa volta.
Così, quando l’arbitro Fandel fischia la fine della partita, i giocatori rossoneri si fiondano in campo per festeggiare una vittoria di una coppa, che i rossoneri rischiavano di non giocare, visto le vicende estive di calciopoli e tutti gli strascichi che avevano persino portato la Uefa a scrivere una lettera, in cui si diceva pronta a vigilare sul Milan.